Dsa: i piani delle big tech per non sgarrare con la nuova legge Ue sul digitale

Dsa: i piani delle big tech per non sgarrare con la nuova legge Ue sul digitale


Snapchat, invece, proprio su impulso del Dsa arriva ora a informare gli utenti sul perché ha rimosso un contenuto e apre ai ricorsi. La novità partirà dall’Unione europea e sarà poi estesa al resto del mondo. In più, la piattaforma sta “costruendo una integrazione con le api (interfaccia di programmazione di una applicazione, ndr) di trasparenza della Commissione europea, per fornire alcune informazioni sulle decisioni esecutive prese nei confronti di account o contenuti basati in Europa”. Una sorta di sistema automatico che collega i messaggi di Snapchat a una serie di modelli pre-formati dalla Commissione.

La moderazione dei contenuti è una bella gatta da pelare anche per Google. Il colosso ritiene già di avere alcuni anticorpi. Come il programma di segnalazioni attendibili (istituito nel 2012 per Youtube) che dà priorità alla revisione dei contenuti segnalati dagli esperti, come vuole il Dsa, o la possibilità per i creatori di Youtube di fare appello in caso di video rimossi. Tuttavia l’azienda anticipa che rafforzerà il suo Centro per la trasparenza, dove, per esempio, si trovano gli strumenti di segnalazione e di ricorso, e l’approfondimento dei rapporti interni.

Tiktok anticipa che in Europa la segnalazione di contenuti illeciti diventerà più semplici: gli utenti potranno scegliere tra diverse categorie, come discorsi d’odio, molestie, reati finanziari, e aggiungere il motivo. L’azienda sta preparando delle guide semplici per orientarsi tra le categorie, così come sta aggiornando i termini di servizio per includere le novità. Sempre sul fronte moderazione, il colosso cinese informerà i suoi iscritti sulle decisioni prese, sulle ragioni di una rimozione e sulle tecnologie adoperate.

In caso di piattaforme ecommerce, la guerra al falso si traduce in un repulisti dei prodotti tarocchi. Amazon rivendica di avere già in campo molti strumenti di protezione: oltre al divieto a monte di merce contraffatta, il rimborso dell’acquisto per chi cade vittima di truffe e una serie di canali per segnalare merce che puzza di illegalità o che viola marchi registrati. Nel 2022 dichiara di aver fermato 6 milioni di prodotti falsi, lavorando anche in tandem con grandi maison, come Valentino. Ad ogni modo, in vista del Dsa, l’azienda ha creato un nuovo canale per l’invio di segnalazioni di prodotti e contenuti sospetti (Segnala un problema con un prodotto o una pagina del prodotto). Algoritmi di machine learning scansionano continuamente le offerte alla ricerca di potenziali frodi e usano i dati delle segnalazioni utili per raffinare le proprie capacità di rilevamento. Secondo l’azienda i controlli proattivi hanno individuato oltre il 99% delle inserzioni che sono state poi bloccate o rimosse prima dell’allerta di un marchio.

La battaglia di Wikipedia

Il tema della lotta alle false informazioni tocca da vicino anche l’operato di Wikipedia. Che però, secondo Phil Bradley-Schmieg, consulente legale della Wikimedia Foundation, funziona in maniera diversa dalle altre piattaforme sotto Dsa. L’enciclopedia online è l’unica realtà guidata da una organizzazione no-profit, la Wikimedia Foundation per l’appunto. E come tale denuncia quelle che ritiene regole tagliate per i social media. “Le richieste di queste leggi, come il Dsa e l’Online safety bill nel Regno Unito – spiega a Wired il legale – sono una sfida per ong internazionali come Wikimedia Foundation. Di più: se fatto male, questo genere di leggi può essere una minaccia per i diritti umani, il rafforzamento delle comunità e la libera conoscenza”. Incalza Bradley-Schmieg: “La nostra principale preoccupazione sono leggi che sono per lo più tagliate per le big tech e non riconoscono spazi gestiti a livello comunitario come Wikipedia, dove volontari decidono in maniera collaborativa i contenuti e regole. Questo approccio unico per tutti minaccia gli interessi pubblici perché soverchia l’autorità delle comunità e impone livelli di compliance, multe e costi impossibili”.



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di Luca Zorloni www.wired.it 2023-08-25 05:00:00 ,

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